Non posso sentirmi sbagliata, dice l'identità

 


Come non puoi sentirti sbagliata? Quel sentirti così è il motore di ogni trasformazione, l'origine di ogni inquietudine, la sorgente di ogni conflitto.

L'inquietudine e il conflitto segano il ramo su cui siamo seduti: nel crollare a terra, nel perdere quella stabilità farlocca che ci eravamo costruiti si aprono spazi di messa in discussione di sé fondati su nuove consapevolezze.

Le identità usano l'argomento della accettazione di sé, dunque del rifiuto del sentirsi sbagliate, per contenere la pressione che può venire da una Via, da una guida, dai collaboratori efficaci che la vita mette a disposizione ogni giorno.

"Non pressarmi altrimenti mi sento sbagliata!" Ma la pressione è nel vivere, tutti pressano tutti, tutto ci pressa perché ci mette alla prova. Certo, c'è chi ci pressa in una maniera tale che arriva diretto su dei nervi scoperti e, se quella pressione è reiterata, noi possiamo non reggerla.

Ma allora il problema non è: "Non posso sentirmi sbagliata", ma è: "C'è un limite al sentirmi sbagliata".
La domanda conseguente è: "Perché ti pesa tanto sentirti sbagliata, non è naturale questo disagio?"

Alcune persone hanno bisogno di solidi segnali di conferma dal loro prossimo e in queste la soglia del sentirsi sbagliate è piuttosto bassa: basta poca pressione perché loro si sentano non riconosciute e non accolte.

Ma allora la questione centrale riguarda il lavorare quella fragile immagine di sé, e le sue cause, non il suo continuo essere pressata affinché sia sempre di più allineata col sentire.

Sulla interpretazione di sé quelle persone debbono concentrare le loro forze, non sul sentirsi vittime della pressione che altri introducono, pressione che molte volte non è che uno stimolo, o che magari sorge dal confronto della propria esistenza con quella altrui: ma la vittima legge tutto come pressione eccessiva, e così trova la motivazione per ritrarsi in quegli ambiti e in quelle relazioni in cui si sente più protetta dal giudizio che emette su di sé. Cerca, cioè, quelle relazioni che la rassicurano, che non la provocano, che non fanno scattare l'auto-svalutazione.

La domanda conclusiva potrebbe essere: "Cosa mina una sana lettura/interpretazione di me?"
La risposta è facile.

Commenti

  1. Direi che una sana lettura di sé viene minata dalla paura del giudizio, di non essere accolti per come si è, di un senso di frustrazione pens ando di non farcela
    Allora si preferisce non indagare favorendo le cristallizzazioni

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